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Intelligenza Artificiale e Covid-19: quale strada per l’innovazione


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Intelligenza Artificiale e Covid-19: quale strada per l’innovazione

Si parla molto di intelligenza artificiale (AI) e machine learning (ML) come fonti principali d’innovazione e crescita economica negli anni a venire. Ad oggi, però, queste tecnologie sono state principalmente utilizzate per processare in maniera più efficace una crescente mole di dati ai fini di migliorare la capacità umana nel riconoscere le regolarità e fare previsioni. Questa finalità, molto verosimilmente, porterà ad una maggiore automazione tecnologica, di fatto sostituendo alcune funzioni precedentemente svolte dagli esseri umani con delle macchine (esempio: campagne di marketing robotizzate). Tale utilizzo, però, cattura solo in parte e in maniera abbastanza riduttiva le potenzialità che le nuove tecnologie sono in grado sprigionare.

È utile ricordare che i grandi salti di produttività generati dalle innovazioni tecnologiche in altre epoche sono stati generati da straordinari incrementi di produttività associati alla creazione di nuove professioni, e non alla mera sostituzione del lavoro esistente. Storicamente le grandi innovazioni hanno sempre generato un aumento dell’occupazione superiore al lavoro che hanno sostituito.

Come mostrano Acemolgu e Restepo 2019 analizzando i dati storici sulla relazione tra innovazione e crescita, la fonte principale della crescita non viene generata dall’automazione bensì dalla creazione di nuovi posti di lavoro che ne deriva. Visto da questa prospettiva, l’aumento dell’occupazione generato dall’intelligenza artificiale è stato lento e i posti di lavoro creati dalle applicazioni AI relativamente limitati, proprio perché l’automazione non ha prodotto grandi salti di produttività. Per esempio, automatizzare un processo di fatturazione eliminando una serie di passaggi umani, non ha portato ad una riduzione di costi paragonabile a quella generata dalla meccanizzazione dell’agricoltura all’inizio del 900.

Come facciamo allora a fare in modo di indirizzare questa tecnologia in modo che possa essere utile all’uomo?

Forse la pandemia può venirci incontro modificando un po' i nostri incentivi e forzandoci a cambiare le abitudini. Pensiamo, per esempio, a due settori chiave come la salute e l’istruzione. L’utilizzo della tecnologia può in questi due campi produrre degli straordinari incrementi di produttività del lavoro che in assenza della crisi forse avremmo trascurato.

Nel settore medico per esempio, le applicazioni AI e ML potrebbero permettere ai medici, ma anche agli infermieri specializzati e ai tecnici, di fornire una vasta gamma di servizi diagnostici e di cura a distanza.

Allo stesso modo, nel campo dell’istruzione possiamo immaginare di utilizzare l’AI per personalizzare i percorsi di studio e apprendimento degli studenti sulla base delle inclinazioni e predisposizioni che ci suggeriscono gli algoritmi analizzando la storia di ogni individuo. I docenti stessi, sfruttando le nuove potenzialità, potranno quindi predisporre programmi personalizzati per gruppi più ristretti di studenti integrando una parte delle ore d’aula con didattica a distanza su misura.

Infine, la produzione a distanza può aiutarci ad affrontare in maniera innovativa il distanziamento sociale imposto dalla pandemia. L’applicazione della realtà aumentata può infatti spingerci a sviluppare delle nuove interfacce interattive permettendo agli esseri umani di controllare e monitorare la produzione con precisione anche a distanza.

Tutto ciò prevede un cambiamento organizzativo radicale nei settori interessati, possibilmente scontrandosi con lo status quo. Questo è il prezzo che accompagna ogni grande trasformazione. Ricordiamoci che anche Henry Ford incontrò notevole resistenza tra i produttori di carrozze di cavalli quando lanciò la famigerata Model T.

 

Filippo Pavesi

docente di Economia Politica, LIUC – Università Cattaneo

 

Bibliografia



Acemoglu, Daron, and Pascual Restrepo. 2019. "Automation and New Tasks: How Technology Displaces and Reinstates Labor." Journal of Economic Perspectives, 33 (2): 3-30.

 

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Pubblicato il 7 Maggio 2020
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