Campus Life

LIUC e UNIVA su capitale umano e formazione, in risposta a Ferruccio De Bortoli


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LIUC e UNIVA su capitale umano e formazione, in risposta a Ferruccio De Bortoli


“In uno scenario ideale mi piacerebbe vedere una decina di grandi imprenditori condividere un progetto a favore della crescita del capitale umano del proprio Paese”: così scriveva sabato 16 maggio sul Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli (leggi qui). Una vera e propria chiamata alla armi, rivolta a imprenditori e mecenati per avviare una nuova stagione, a partire dalla difficile fase che sta vivendo il Paese.

L’articolo ha innescato un dibattito vivace, coinvolgendo numerosi opinion leaders: anche la LIUC – Università Cattaneo e l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese hanno deciso di portare un loro contributo, raccontando l’esempio virtuoso dell’industria varesina, che nel 1991 ha dato vita a uno dei più importanti investimenti realizzati dagli imprenditori di un territorio nell’alta formazione. Quello della LIUC – si legge nel testo firmato dal Presidente di UNIVA Roberto Grassi, dal Presidente LIUC Riccardo Comerio e dal Rettore della LIUC Federico Visconti e - è un progetto dal moto continuo alimentato dalla convinzione che, sì, è vero: il capitale umano vale più del capitale finanziario. Ma crederci non basta, serve continuare a investire. Per questo, proprio di recente, la LIUC ha aumentato le risorse per le attività di ricerca, per l’inserimento di giovani nel corpo docente, per l’innovazione della didattica a partire dalle aule. Passato, presente, ma anche futuro: l’obiettivo delle imprese del territorio di proseguire sulla strada dell’impegno nella valorizzazione del capitale umano è testimoniato dal Piano Strategico 2021-2025 che la LIUC sta predisponendo proprio per programmare le attività dei prossimi anni”. Qui il testo integrale della lettera.

La lettera di UNIVA e LIUC contribuisce ad un confronto che vede coinvolte altre voci della comunità accademica. Su tutte, il Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi che ha sottolineato il contributo del mecenatismo, ma prima di tutto ha richiamato il ruolo  dello Stato nel sostenere con adeguati investimenti l'alta formazione. Il suo intervento si conclude con un monito: “Affinchè competenza, meritocrazia, ricerca, semplificazione non restino le solite parole vuote, è necessario innestare un grande e coraggioso processo riformatore non più rinviabile, un “Patto per il futuro” che coinvolga lo Stato e i diversi attori sociali, a partire dalle imprese e dai sindacati, uniti intorno a una parola d’ordine decisiva. Questa parola è Innovazione. E vale per tutti noi”.

Nell’ambito di questo dibattito è intervenuto anche Lucio D'Alessandro, Coordinatore degli Atenei non statali presso la CRUI , che nella sua risposta all’articolo di De Bortoli ha efficacemente sintetizzato la missione storica e prospettica delle Università private con queste parole: "Rappresentano, tradizionalmente, un patrimonio di resilienza e dinamismo dei “luoghi”, per la costituzionale agilità che li rende spazi di feconda sperimentazione didattica e di ricerca, e poiché essi nascono e trovano la loro ragione d’essere nella vicinanza alle esigenze dei territori e della società civile di cui sono espressione”.

Ultimo in ordine di tempo il contributo di Giovanni Brugnoli, vice Presidente di Confindustria per il Capitale Umano, che sulle pagine del Corriere promuove l’idea di un patto pubblico – privato, citando la LIUC come esempio di università di eccellenza nata dal sistema della rappresentanza dell’industria: “L’istruzione purtroppo non è un top trending topic in Italia, non smuove le folle, salvo per polemiche, per il vero non sempre inutili. Rimettere al centro dell’agenda la riforma del sistema educativo e far partecipare tutti, non solo i professionisti della formazione, può essere un buon modo di connettere intelligentemente società e ceto dirigente”.
Pubblicato il 26 Maggio 2020
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