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Per un’Università di teste ben fatte: nuovo Anno Accademico alla LIUC nel segno dell’educare


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Per un’Università di teste ben fatte: nuovo Anno Accademico alla LIUC nel segno dell’educare


Quale è il ruolo dell’Università? L’Università è chiamata a «formare teste ben fatte più che teste ben piene» (Montaigne); «cittadini e non utili impiegati» (Nietzsche): per questo, al pari della scuola, l’Università «è più importante del Parlamento, della Magistratura, della Corte costituzionale» (Piero Calamandrei)”: la LIUC ha inaugurato oggi l’Anno Accademico 2023/24 con la prolusione dal titolo “Università: teste ben piene o teste ben fatte?”, a cura del prof. Ivano Dionigi, Presidente del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea (una realtà a cui la stessa LIUC aderisce e che rappresenta 80 atenei, ossia circa il 90% di coloro che si laureano in Italia). Professore Emerito dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Dionigi è stato Rettore dello stesso Ateneo, dal 2009 al 2015.

A mio parere – ha detto nel corso dell’intervento – tre soggetti collettivi sono chiamati in causa (quando si parla di formazione): la politica, che deve garantire il diritto allo studio, applicando l’articolo 34 della Costituzione, un  compito ancora in cerca d’autore;  l’impresa, che deve assumere più laureati e pagarli adeguatamente;  l’Università, che deve formare al meglio i laureati, parametrando i corsi secondo la domanda”.

E ancora: Insegnare a imparare: ecco la specificità dell’Università. Per parte mia ritengo che i compiti permanenti e insostituibili dell’Università vadano identificati nei due codici della tradizione (tradere, “affidare”, da trans e dare) e della traduzione (traducere, “interpretare”, da trans e ducere): nel segno dell’identità la prima, dell’alterità la seconda”.

Nella prolusione, anche un quadro su alcuni degli squilibri più evidenti che interessano il nostro Paese. Un Paese in cui nella fascia d’età compresa tra i 30 e i 34 anni, la percentuale di laureati è pari al 27,4% contro una media europea del 42,8% (davanti a noi solo la Romania).

E ancora, manca, come ricordato da Dionigi, una cultura della laurea, che rappresenta realmente un plus per trovare lavoro (un laureato ha il 15% di probabilità in più di trovare occupazione rispetto ad un diplomato).

Sulla dicotomia espressa nella prolusione, si è espresso anche il Presidente della LIUC Riccardo Comerio: “Vogliamo automi, replicanti, capaci di trovare risposte semplici, preconfezionate nel magazzino della loro testa o che cercano soluzioni a problemi in Chapt GPT senza saper porre domande, mai sfiorati dalla ricerca di senso e dall’inquietudine del dubbio oppure persone pensanti, che mettono e si mettono in discussione, capaci di pensiero complesso, che elaborano criticamente e intessono i saperi così come complessa è la realtà in cui viviamo, capaci di gestire con creatività e intelligenza la transizione digitale 5.0?”

Una domanda che ha fatto da apripista per un richiamo a quanto fatto dalla LIUC negli anni con l’obiettivo di offrire ai propri studenti una formazione il più possibile completa e a tutto tondo.

Per questo, il Presidente Comerio ha richiamato ad esempio il valore delle associazioni nell’ambito della vita di un ateneo, da quelle studentesche a quelle sportive, come la neo – nata LIUC Sport:

“LIUC Sport – ha detto – intende rendere accessibili le attività sportive a un numero maggiore di studenti e favorire lo sviluppo di valori umani che nella professione diventano life skill: essere leader riconosciuto e credibile, sentirsi e fare squadra, coltivare rispetto, lealtà, sacrificio, etica….

Una realtà che richiederà l’impegno e la generosità di molti perché sia viva e inclusiva. E sono orgoglioso di segnalare che la nostra scelta va nella direzione recentemente assunta dal Parlamento, che nella seduta della Camera dello scorso 20 settembre ha approvato la modifica dell’articolo 33 della Costituzione introducendo il nuovo comma: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.

Nella relazione del Rettore Federico Visconti, un viaggio ideale lungo l’anno appena trascorso e attraverso le diverse dimensioni dell’educare, toccando (come di consueto in questa cerimonia) i tanti “cantieri aperti” in Università: dalla faculty al dottorato, dalla didattica (con particolare attenzione per l’innovazione dei metodi) all’internazionalizzazione, dal diritto allo studio al fundraising, fino alla ricerca.

“Per gli Atenei – ha detto Visconti – si stanno ponendo questioni di posizionamento strategico, di assetti strutturali, di modelli di governance impensabili solo qualche anno fa. A tema vi è la loro crescita competitiva nel medio-lungo periodo e la condizione fondamentale per perseguirla e realizzarla è una sola, quella del buon management”.

Visconti ha ricordato un detto, diffuso sui siti di alcune Università americane, che recita: “Se vuoi costruire una grande città, crea una Grande Università e aspetta duecento anni”. 

“Lo riprendo – ha detto – per lanciare il cuore oltre l’ostacolo e per disegnare uno scenario simbolico, al 2030.  Non so se per allora la LIUC sarà diventata a pieno titolo una “Grande Università”.  Non so se il perimetro dell’offerta sarà cambiato, se la qualità della ricerca si sarà innalzata, se il profilo internazionale si sarà irrobustito.  

Troppi “non so”? Forse. Ma una convinzione ce l’ho e per rappresentarla prendo spunto dalla Scuola di Barbiana, fondata da Don Milani nel 1954. Un progetto educativo di forte rottura rispetto ai modelli esistenti, imperniato su una didattica interattiva, inclusiva, immersa nella realtà, protesa allo sviluppo delle abilità individuali. Sui suoi poveri muri campeggiava la scritta “I Care”.  

Anche la LIUC, come migliaia di laureate e laureati hanno sperimentato in prima persona, esprime una propria via al “Mi sta a cuore”.  

Una via che è stata percorsa per più di trent’anni, maturando scelte, realizzando azioni, sviluppando apprendimento, consolidando il proprio posizionamento all’interno di un contesto competitivo sempre più sfidante.   L’Anno Accademico che si conclude ha segnato un altro pezzo di strada”.

Nel corso della Cerimonia, aperta da un saluto del Governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, anche un intervento del neo – Amministratore Delegato della LIUC, Richard Arsan: “Le Università hanno due polmoni, uno accademico ed uno gestionale: nel modello della LIUC, a fianco del Rettore c’è un Amministratore Delegato. All’inizio di questo mio mandato, metto al centro la necessità di rimettersi in gioco in un mondo che va avanti. Dobbiamo costruire un’Università di cui essere fieri, apprezzata dagli studenti”.

Pubblicato il 6 Novembre 2023
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