Campus Life

Auguri di buone feste


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Auguri di buone feste


Cara studentessa, caro studente,

eccomi a voi con l’ormai consueta lettera di Auguri Natalizi. L’anno scorso mi ero congedato così: “Avete apprezzato lo sforzo di sintesi? Dalle 1533 parole del 2018 alle 538 di oggi. Per l’anno prossimo, potrei puntare agli standard di twitter o addirittura ad un whatsapp, con tanto di emoticon. Già, ma le idee e i contenuti?”.

Con tutto quel che è successo, niente twitter e niente whatsapp. A maggior ragione, niente emoticon. Si torna all’antico: un migliaio di parole.

Parole che, per dirla come avrebbe fatto la mia maestra Giuditta ai tempi delle elementari, sono in piccola parte “farina del mio sacco” e in larga parte di quello del Cardinal Gianfranco Ravasi, che, come molti tra voi ricorderanno, è intervenuto all’inaugurazione dell’anno accademico 2018-19 con una prolusione dal titolo “Università, cultura e società: le sfide del mondo contemporaneo”.

Qualche settimana fa, è stato pubblicato un suo libro, Scolpire l’anima - 366 meditazioni quotidiane, che mi ha ispirato la struttura della lettera. Semplicemente: due momenti della vita della nostra Università, due riflessioni del Cardinal Ravasi, un corollario e un post scriptum.

22 febbraio 2020



E’ il giorno in cui i Rettori delle Università Lombarde hanno deciso di sospendere, a titolo precauzionale, le attività didattiche. Il comunicato stampa informava che gli Atenei si stavano attivando per offrire agli studenti la didattica a distanza e che la prospettiva era che le attività potessero riprendere lunedì 9 marzo. Già, chi l’avrebbe mai detto che siamo ancora in ballo?!

Nel suo libro, il Cardinal Ravasi dedica il 22 Febbraio alla coerenza.

Credo ciò che dico, faccio ciò che credo

“La lapidarietà da epigrafe e il pizzico di retorica che vi si annida non devono offuscare l’importanza della sostanza dell’affermazione proclamata. Il detto, infatti, può essere considerato la declinazione morale di una parola spesso dichiarata e in realtà molto calpestata: la coerenza. Una lunga lista di aforismi esalta questa dote, a partire dalla stessa frase evangelica scagliata da Gesù contro gli ipocriti: “Praticate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno” (Matteo 23, 3). Bisogna, dunque, vivere come si pensa, così da non finire per pensare come si vive, autogiustificandosi e assolvendosi”.

21 settembre 2020



E’ il matricola day. La settimana prima erano rientrati gli iscritti agli anni successivi al primo. Quel giorno, nel rispetto delle condizioni di sicurezza, la LIUC tornava ad essere una “Università aperta”.

Ed ecco, alla stessa data, la citazione tratta dal libro.

Questo mondo senza amore è un mondo morto e giunge sempre un’ora in cui ci si stanca delle prigioni, del lavoro, del coraggio per reclamare il volto di un essere e il cuore meravigliato della tenerezza.

“E’ questo, un passo di uno dei più famosi romanzi del Novecento, La peste, che lo scrittore francese Albert Camus pubblicò nel 1947. Come è noto, lo spunto è offerto da un’immaginaria epidemia scoppiata a Orano, in Algeria, in un anno indefinito 194…, dall’aprile al dicembre. La vicenda è stata spesso evocata durante la pandemia del coronavirus, anche perché mette sul tappeto gli interrogativi esistenziali fondamentali. Infatti, chi non ricorda la figura del dottor Rieux e il suo dramma interiore quando vede che l’epidemia colpisce anche i bambini, in una città divenuta spettrale? Sua è anche la considerazione citata: di fronte alla tragedia del male, l’umanità ha un sussulto, s’accorge che esiste una realtà ben più importante del lavoro, del coraggio, delle piccole e grandi ingiustizie quotidiane. E’ il bisogno di amore, di avere accanto un volto e una mano, di incrociare un sorriso. La parabola vale in modo incisivo ancora nel nostro tempo, quando l’opulento Occidente ha sperimentato attraverso un microscopico virus l’illusorietà del benessere e dei miti della ricchezza e del successo. Un mondo senza amore, nel senso genuino e non banale del termine, è un mondo morto, anche se prospera e gode. Quando a Orano l’epidemia cessa, i suoi abitanti tornano al sonno dell’incoscienza, ma il Dottor Rieux ammonisce: il bacillo della peste non scompare mai!”.

La LIUC, come ogni Università, ha una grande responsabilità educativa nei confronti dei suoi studenti. Nella mia visione, le parole del Cardinal Ravasi lavorano in quella direzione. Richiamano principi e affermano valori che non hanno tempo e che, proprio per questo, ci aiuteranno ad andare avanti, dopo un anno vissuto tra restrizioni e fatiche per tutti, sofferenze e dolore per alcuni. E ci serviranno a guardare avanti, per non farci intrappolare dalla retorica dell’incertezza e per costruire un mondo migliore (o quanto meno provarci!).

A proposito del futuro, vengo al corollario. Il 15 dicembre, il Consiglio di Amministrazione ha approvato il piano strategico 2021-25, che contiene le azioni e gli investimenti funzionali alla crescita competitiva dell’Università.

Vi riporto, a mo’ di farina del mio sacco, quanto ho scritto per introdurlo: “Metaforicamente, il piano rappresenta un mosaico, costituito da tanti tasselli sui generis, non foss’altro perché una Università, in quanto organizzazione professionale, è un’azienda sui generis. Per realizzare un mosaico di valore, negli scenari che ci attendono, servono apertura al cambiamento, decisioni coraggiose, capacità realizzative, investimenti sul patrimonio intangibile. Albert Einstein diceva che il genio è 1% talento e 99% lavoro duro. Forse nel piano c’è un pizzico di genialità. Quel che è certo, è che ci attende tanto lavoro, per la crescita dei nostri studenti e del nostro Paese. Questa è la filosofia gestionale con cui la LIUC, responsabilmente, guarda al proprio futuro”.

 

 

Con i migliori auguri di Buone Feste, a voi e alle vostre famiglie.

 

Il Rettore

Federico Visconti

 

Post scriptum.



Nella lettera ai laureati di Aprile, ho citato Paolo Giordano (“Nel contagio”, Einaudi, 2020): “Possiamo dirci che la Covid-19 è un incidente isolato, una disgrazia o un flagello… Oppure possiamo sforzarci di attribuire un senso al contagio. Fare un uso migliore di questo tempo, impiegarlo per pensare ciò che la normalità ci impedisce di pensare: come siamo arrivati qui, come vorremo riprendere”.

A proposito di “uso migliore di questo tempo”, il passaggio è immediato: vi mancano ancora 364 meditazioni quotidiane… vedete un po' voi, basta andare in libreria...

A proposito di “come vorremo riprendere”, c’è un’occasione unica: le elezioni dei rappresentanti degli studenti, previste per il mese di febbraio... vedete un po' voi, basta candidarsi...

 

Pubblicato il 22 Dicembre 2020
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